Il pesce, insieme a carne e uova, fa parte del gruppo degli alimenti che apportano proteine ad alto valore biologico, infatti ne contengono circa il 15-20%. Le proteine del pesce risultano maggiormente digeribili per la minor presenza di tessuto connettivo rispetto alla carne.
La quantità di lipidi varia tra le diverse specie dallo 0,5-27%, e può variare in funzione dell’età e del ciclo biologico dei prodotti della pesca; si distinguono pesci grassi (quantitativo di lipidi >8%) quali anguille, aringhe, sgombri, salmone e tonno, pesci semimagri (3-8%) come sardine, triglie, orate, pesce spada, cafalo e carpe, e pesci magri (<3%) quali merluzzo, nasello, acciughe, sogliole e spigole. Le categorie di lipidi maggiormente presenti sono fosfolipidi e acidi grassi polinsaturi della serie omega 3, importanti per i loro effetti benefici sul cuore.
I sali minerali maggiormente presenti sono lo iodio, il fosforo e il calcio. Troviamo inoltre vitamine del gruppo B, vitamina A e D.
Quante porzioni di pesce bisogna consumare durante la settimana? Le Linee Guida per una Sana Alimentazione Italiana suggeriscono il consumo di 2-3 porzioni di pesce a settimana, sia fresco che surgelato. Una porzione piccola di pesce è pari a circa 100 g.
In Italia e in Europa esiste un sistema di sicurezza alimentare efficace e diffuso lungo tutta la filiera produttiva che permette di minimizzare i rischi chimica, fisici e microbiologici. Tuttavia per limitare la possibilità di contaminazione è opportuno pulire correttamente il pesce e consumarlo dopo un’adeguata cottura. Il pesce e i frutti di mare possono contenere tracce di metilmercurio (mercurio organico) presente nell’ambiente come conseguenza dell’inquinamento. I grandi pesci predatori ne accumulano livelli più elevati, per questo per i bambini, le donne in età fertile, in gravidanza e durante l’allattamento si consiglia il consumo al massimo di una porzione (100 g circa) alla settimana di tonno, pesce spada, squaloidi e luccio.